Roma non può fare male, mi dico ogni tanto durante il decollo.
Non ho paura di una città con il sole ed il cielo blu, anche se il rumore dei motori mi sembra sempre diverso, sempre insolito, sempre sbagliato.
Qualcosa non va, ogni tanto mi dico.
Mi chiamo Serena, ho 35 anni e vivo all’estero, per questo motivo gli aerei da prendere per me dovrebbero essere routine e non un ritrovarsi con le mani bagnate dal sudore a contare i minuti che mi separano dal prossimo atterraggio.
Conto fino a tre quando passiamo una turbolenza, il cuore mi si ferma quando l’aereo diventa strano.
Dipende da quanto ho dormito, da quanto sono stanca e – incredibile ma vero – da quanto io creda di meritarmi il viaggio che sto facendo.
In base a queste cose la paura viene, va o sparisce.
Soffro di vertigini ma non ho paura di volare.
Io ho paura di morire!
Di non avere il controllo sull’atterraggio, di finire sul giornale con la foto presa da Facebook e di sentir parlare di un altro cervello in fuga finito male.
No, grazie, io voglio vivere!
Quando sono sopra Milano penso che niente può succedermi sorvolando il Duomo e gli amici miei.
Sarebbe uno smacco per loro, sapermi caduta da là sopra, non me lo perdonerebbero.
Le turbolenze arrivano quando sorvoliamo le montagne innevate ed io mi dico che è per il freddo ma che il freddo non conta per davvero.
Sai quanti viaggi si fa un aereo così?
Sai verso quali mete?
Questo freddo è nulla per un aereo, mi dico, anche se lo schermo da -55c all’estero, che sembrano proprio abbastanza per lasciarci a congelare qui.
Sopra la Francia non penso niente, solo che sono a metà del mio viaggio e che sulla mappa è tutto troppo verde per caderci sopra e farsi male.
Che siamo a metà del primo viaggio lo so bene, è un dettaglio che non smetto di aggiornare nella mia mente, la strada che manca per farmi atterrare nel letto si Aberdeen e usare la doccia di casa mia.
La strada verso casa la divido così:
- Il percorso in macchina per Fiumicino.
- L’attesa in aeroporto.
- Il primo volo per prendere una coincidenza da qualche parte nel freddo Nord Europa.
- L’attesa o la corsa per prendere il nuovo aereo.
- Il volo verso Aberdeen.
- L’atterraggio finale.
- Ritiro valigie.
- Taxi fino al portone.
- Scale di casa.
Casa.
Quando dalla Francia si arriva alla Gran Bretagna, ecco che le turbolenze sono in agguato, piccole e magari non intense ma eccole.
Ci sono, immancabili, a volte terrorizzanti.
Quando l’aereo scende non ho paura di nulla, in barba alle statistiche.
La discesa raramente mi spaventa, anzi, le ali possono fare quello che vogliono mentre io mi sento sicura.
Prima di toccare terra tengo un po’ il fiato e sono la prima a riaccendere il Wi-Fi per dire che tutto è andato bene.
Anche questa volta.
Sono quasi quattro anni che faccio questa tratta avanti e indietro, la conosco come le mie tasche ed ogni volta sono contenta di tornare a casa.
Di tornare a terra.