Le sei-otto persone che vivevano nella casa prima del nostro arrivo hanno condiviso questo appartamento per un anno intero, venendo tutti qui ad Edimburgo per lavorare nella stessa compagnia. Il loro anno è agli sgoccioli e piano piano li stiamo salutando uno alla volta e nuove persone sono in arrivo.
Come detto questa è la mia prima esperienza in una casa condivisa ed ho passato le prime due settimane nella mia comfort zone e ne sono stata lieta. Ho salutato e fatto small talk con i coinquilini che incontravo in cucina dove, rapida, mi facevo un panino o mettevo una busta di riso nel microonde.
Con il mio piatto me ne tornavo su in camera, soddisfatta per il gentile small talk e grata alla porta finalmente chiusa alle mie spalle. Una barriera tra me e lo sporco, una cosa alla quale mi sono abituata in un giorno ma che rimane come fatto.
Diverse persone mi hanno detto che loro non ce la farebbero a vivere con persone che non puliscono, e penso proprio che non sia vero, se lo devi fare lo fai. Io sento di non poter portare rancore e non parlerei di mancanza di rispetto perché i coinquilini vivono qui e sono immersi nello schifo fino al collo anche loro, parlerei piuttosto di qualche fenomeno che si attiva quando delle brave persone si trovano in gruppo e il senso di responsabilità decade.
Quei meccanismi del tipo “Ho portato l’immondizia fuori per due volte, da oggi me ne frego anche io” o “se Tizio non fa, io allora smetto di fare”. E Tizio magari quel giorno ha avuto una emergenza ed ha lasciato sporco per quello ma ormai il danno è fatto.
Cose così, che poi diventano una cascata di irresponsabilità.
Saranno solo quattro mesi di vita in comune e ci sono cose che non posso cambiare, mi andava bene così. Avevamo già fatto fin troppo sturando e pulendo la doccia con l’acido e facendo lo stesso con il lavandino della cucina, quello bloccato da tre giorni. Non mi sarei messa a pulire gli ambienti comuni. Proprio no, me ne sarei stata in camera mia a mangiare, facendo attenzione alle briciole.
Il mio piano è crollato l’altra sera sono tornata a casa dopo un lungo giro per Edimburgo che ero molto stanca ed ho incontrato in cucina una delle due coinquiline cinesi. Quella sempre sorridente ed entusiasta che, mi era sembrato di capire ma non ci metterei la mano suo fuoco, non gode della stima degli altri coinquilini che invece hanno fatto un bel gruppo affiatato.
La ragazza mi ha chiesto se volessi partecipare al nuovo schema delle pulizie. Mio marito era in camera ma ne avevamo già parlato. No, proprio no. Non crediamo in quello schema, non ci metteremo a pulire per tutti quando è evidente che non sanno metter via neanche piatti, pentole sporche e briciole dopo il loro passaggio. Non staremo a fare i servi perché noi in casa non abbiamo mai cucinato e comunque lasciamo il piano lavoro sempre più pulito di come lo troviamo quando scendiamo a farci un panino o qualcosa al microonde.
Anche la ragazza che avevo di fronte, come tutti gli altri coinquilini prima di noi, aveva detto che avrebbe fatto in modo di buttare la riciclabile che si era accumulata, un metro per tre, prima del nostro arrivo ed io ho pensato che fosse l’ennesima proposta lanciata tanto per dire. Non mi sarei fatta incantare nel pulire la casa per tutti, perché io le pulizie le avrei fatte veramente e sarei stata l’unica scema.
L’unica cosa che avevamo già deciso, con mio marito, era di portare via la riciclabile da noi perché era veramente troppa e poteva attirare delle bestioline.
Alla ragazza cinese il mio discorso stava bene ma tra le righe mi è sembrato di scorgere qualcosa. In primis, il pavimento era stranamente pulito – cosa mai successa in due settimane e poi c’era dell’altro ma non riuscivo a metterlo a fuoco: in generale mi sembrava fosse sinceramente motivata a risolvere il problema della sporcizia.
Sono salita in camera per prendere i cinque pound per le spese comuni e quando sono scesa non c’era piu’ nessuno. Non il nuovo coinquilino inglese, quello arrivato il giorno stesso, non la coinquilina cinese con la sua amica venuta a trovarla, non mio marito sceso per salutare il suo nuovo collega di lavoro.
Erano spariti assieme alla riciclabile e finalmente c’era nuovamente quel pezzo di pavimento che prima era sommerso come in un documentario sugli accumulatori.
Quell’azione ha scatenato qualcosa e tutti assieme, noi presenti, abbiamo iniziato a pulire da cima a fondo la cucina. Sì, anche l’amica che era venuta a trovare la coinquilina cinese!
Abbiamo buttato una quantità enorme di briciole contenute nel toaster, piombate nel sacco dell’immondizia come quando da bambini si giocava a rovesciare il secchiello e la sabbia fine. Solo che da li’ sono uscite una o due bestioline volanti. Abbiamo pulito superfici e microonde, quello che puzzava ormai di morte e finalmente abbiamo fatto una enorme pila di quelli che sembravano gli intoccabili leftovers, i rimasugli delle persone che avevano vissuto nella casa. Cibi aperti in una casa piena di farfalline e, sembra, in passato, anche di intrepidi topolini.
La pila dei leftovers è qualcosa di incredibile e la presenza della ragazza cinese è stata fondamentale: non saremmo mai stati in grado di capire quali fossero le cose abbandonate e quali no! Il coinquilino inglese ha lasciato un messaggio con un ultimatum “se volete qualcosa da questa pila: ora o mai piu’!” e persino gli altri coinquilini che si sono aggiunti dopo, per cucinare o far finta di pulire, hanno convenuto che i leftovers dovevano finalmente sparire. Un enorme passo avanti, credetemi.
Dopo un paio d’ore eravamo veramente stanchi ma è successo qualcosa dentro di me.
Io non volevo salire in camera.
Volevo continuare a parlare con i coinquilini per conoscerli meglio, lo trovavo piacevole.
La ragazza cinese ci ha offerto un tea del suo paese, uno che fa bene allo stomaco delle donne, costosa bevanda dal sapore deciso e caldo ed ha poi iniziato a cucinare qualcosa per la cena. Qualcuno saprà che l’Asia esercita un forte fascino su di me, così sono andata a curiosare ed il fato ha voluto che anche la mia coinquilina fosse vegetariana.
“Vuoi assaggiare la cucina cinese fatta in casa”?
Bingo!
Abbiamo iniziato a preparare la nostra cena con le poche cose che avevamo disponibili, dell’insalata della scatola, un pomodoro, un avocado e delle fette di pane Irlandese e ci siamo trovati a mangiare tutti assieme – beh, noi due e le due ragazze cinesi – condividendo piatti e racconti.
Ho lavato i piatti volentieri e sono tornata in camera mia che ero piuttosto serena. Un altro limite, mio, è stato superato e porto con me la conferma che il lavoro di squadra paga sempre e nella pancia la gioia di poter smentire ben piu’ di un pregiudizio altrui.
Cina 1, Europa 0.
Nonostante la cucina da incubo il post mi mette un bel senso di benessere ?
Si impara sempre. O quasi! 🙂
Evviva i circoli virtuosi! Evviva la coinquilina cinese che ha dato il via! Immagino che anche gli altri, vedendo pulizia e ordine, siano stati felici e abbiano cominciato a fare del loro meglio (anche se ancora lontano dal tuo…). Comunque una storia di tutte le convivenze, fin dai tempi delle comuni degli anni Settanta…
La cucina mi sembra dignitosamente pulita ora. 🙂
Si inizia dai piccoli successi, dai piccoli passi per arrivere a grandi cose. A volte si hanno problemi di teamworking anche non vivendo in una casa condivisa con diverse persone (fra moglie e marito per esempio), ma l’unione fa sempre la forza 😉
SI’ e avere un fine comune paga. 🙂
Ho convissuto con 10 persone una sola volta nella mia vita, per un mese, ma dopo 15 giorni volevo solo scappare.
Innescare il circolo virtuoso non è facile, ma quando scatta è una cosa meravigliosa.
Per ora tutto liscio, malgrado lo shock iniziale. 🙂
Ebbene sì, queste sono problematiche comuni quando si condivide un appartamento in più persone che non si conoscono e completamente diverse. Hum mi sa che potrei fare una guida “consigli per coabitare in armonia”… Ci penso
Dovrebbero leggerla tutti! 🙂
Bella l’ultima foto, trasmette amore per il cibo e senso di convivialità ^^
Siiii! 🙂 Mi piace!
noi siamo maniache dell’ordine e della pulizia, non avremmo resistito in quel delirio! Complimenti per come vi siete adattati!
Io non sono fissata ma a casa mia sto meglio. XD
Sai..mentre leggevo, speravo davvero in questo finale! Non potevi passare tutto il tempo barricata in camera! 😉
Dolce. <3
Ti ammiro perché a me sarebbe preso un colpo! Comunque ottimo esempio di come condividere e crescere come gruppo.
L’unione fa la forza diciamo. 🙂
Come sei scialla!! ( come dicono i miei figli)
Penso che sclererei nel giro di due giorni
Magari resisterei perchè se lo devo fare lo faccio, ma finirei il mio periodo col fegato a pezzi; testimoni i miei figli quando urlo di smaltire la pigna di panni e calzini sporchi in camera loro
Ciao
Betty
Sono scialla, e’ vero! 😀 Ma non sono sempre stata cosi’, mi ha fregato la vita vera, ahahah… 😀
Con il tuo racconto mi hai fatto tornare indietro nel tempo, agli anni dell’università….la convivenza non è mai facile…però crea delle grandi occasioni…e forti fortissime amicizie
A tante cose improbabili riguardiamo con affetto, questa sara’ una di quelle. 🙂
Bellissimo racconto, mentre leggevo speravo anch’io nel lieto fine. Da cucina da incubo a posto piacevole e conviviale!
Un bel cambiamento. 🙂
Non è facile la convivenza, io non so se ci riuscirei, ma ti faccio i complimenti per il tuo spirito!
Ma si, non e’ la cosa peggiore del mondo alla fine. 🙂
beh io non ho ufficialmente condiviso una casa con estranei… però in calabria tra noi parenti e amici eravamo in 15 in 60 metri quadri..
Comunque interessante il tuo post… andrò a leggere senza dubbio altro…
ciaoooo
Chissa’ come sarebbe con parenti… ho paura! 😀
Ho vissuto in un appartamento condiviso quando già avevo figli. Con me c’erano due di loro. Ed avevo un coinquilino che pretendeva pulizia ed ordine anche da Andrea che aveva 2 anni. Era un incubo
Deve essere stato orrendo!
A me è piaciuto 🙂 mi ha aiutata ad apprendere un metodo diverso per gestire alcune cose. Utile.
Io non ho mai fatto questa esperienza ma la sta facendo mia figlia a Milano ed una delle cose di cui si lamenta è proprio il fatto che ci sono alcuni coinquilini che non puliscono mai.
E non ci vorrebbe molto!
Io non ho mai fatto un’esperienza diretta di convivenza, ma ho avuto molti colleghi di università che vivevano in situazioni simili. Grazie per il tuo racconto che mostra come a volte si può risolvere il gap tra culture.
Avevo una visione molto viziata, ho vissuto solo con mio marito e non avevo mai provato questo dover trovare un compromesso tra sconosciuti. E’ interessante, dopotutto. 🙂
Forza che tutto passa. Io ho avuto coinquilini per tanto tempo. Regole precise e avevamo stabilito una multa per chi non le rispettava. Filava tutto preciso
Stanno andando vi tutti, forse per questo hanno mollato la corda. 🙂 Ora lasciano molto piu’ pulita la cucina almeno…
La convivenza non è mai semplice, soprattutto quando si tratta di pulizie. Ma se si comincia, magari insieme, parlando e raccontandosi esperienze e ascoltando musica, ci si diverte anche e vivere in una casa più pulire è sicuramente meglio. C’è maggiore ordine e quindi serenità.
Ho un buon presentimento ormai… vedremo. 🙂
Una difficile situazione in cui vi eravate venuti a trovare, invece poi la cosa pare sia in netta fase di miglioramento, meno male ? ;D
Bisogna essere molto precisi e scrupolosi in situazioni come queste dove ci si ritrova ad abitare con persone estranee, ci vuole una collaborazione costante e anche gli altri devono cooperare per il benessere comune e la sua derivante serenità.
Un abbraccio ?
Un bell’esercizio, vero!
[…] mia coinquilina cinese preferita, K., doveva lasciare la casa domani e lo aveva scritto anche sul […]
[…] mia coinquilina cinese preferita, K., doveva lasciare la casa domani e lo aveva scritto anche sul […]