Tanti anni or sono, c’era questo ragazzo africano che lavorava in ufficio con noi.
Aveva un buon italiano e ancor di più un ottimo inglese nonché la nomea di essere uno sciupafemmine ed è meglio che qui mi fermi o andiamo fuori tema.
Quando entrava nella stanza per chiedermi un favore, mi veniva vicino alla sedia e garbatamente iniziava le sue richieste con un “Seriiina” che mi sembrava strascicasse all’infinito.
Quel nome mi dava i brividi per il fastidio ed era motivo di grandi risate in ufficio, che a noi tre admins bastava poco per arrivar a fine giornata a metà tra esaurimento e sorriso.
Long story short, mi sono trasferita all’estero e solo i giapponesi sanno pronunciare bene il mio nome e scriverlo senza lo spelling. Tutti gli altri mi partono per la tangente con quel milione di “i” con cui sostituiscono la seconda “e” di Serena.
Inizialmente la cosa mi ha fatto dubitare della mia identità perché il mio nome non mi ha accompagnata un giorno ma per tutti i 30 anni passati in Italia ed ho scoperto di tenerci: Il mio nome mi piace e definisce in molti sensi, me ne hanno dette di ogni e quasi mi mancano quelle frasi fatte da “Serena e infatti sei così calma” a “Serena di nome e di fatto?”, due considerazioni sceme buttate lì per far conversazione che mi facevano lo stesso effetto di “ti sei fatta male? Quando sei caduta dal cielo come la stella che sei”.
Chiusura di ovaie, brividi e ciao.
Eppure, capitemi, il punto e’ che quando vivevo in Italia non dovevo star a spiegare nulla e quella sensazione mi manca perché malgrado i miei sforzi sarò sempre una immigrata di prima generazione, a metà tra noi e loro.
Diversamente da quando ero appena sbarcata in Australia, ora ci tengo che il mio nome venga pronunciato bene dai miei amici e glielo ripeto ogni volta che lo toppano, cercando di rendere la stessa cortesia a coloro che hanno per me dei nomi impronunciabili.
Penso che spiegare queste cose faccia parte di una buona integrazione e sia meglio di far finta di nulla e lasciar correre: Tu qui devi viverci e vorrai o no che sappiano come ti chiami?
Senza esagerare, certo, per esempio un’amica poco fa mi ha salutata con un bellissimo “Selena” e me lo sono fatta andar bene che ha scritto giusto il mio nome tutte le altre volte: sa chi sono, si è semplicemente fatta guidare da alcuni automatismi e direi che ci sta, per lei come per me.
Il problema ora sono io, ormai abituata così tanto alla lingua inglese che quando mi presento ad una persona mi sorprendo a dire “I am Seriina, nice to meet you!”.
E poi voglio esplodere perché ben venga pronunciarlo all’inglese quando devi raccontare il tuo nome a qualcuno che deve inserirlo al computer o cercarti una pratica ma quando parliamo di amicizie vorrei ricordarmi di poter dire il MIO nome vero.
L’inglese mi ha cambiato la testa in un modo che non avevo previsto, resettandola un pochino. 🙂
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a parte che “chiusura di ovaie, brividi e ciao” rende perfettamente l’idea che avevi in testa… ciao serina!! sono belli entrambi i nomi, anche la versione anglofona, però capisco che ti possa dispiacere usare quest’ultima!
Serina lo trovo orrendo, eppure era il nome della biondona bona di Gossip Girl! 😀
siii è vero!
Il mio nome esiste in molte lingue ma a scriverlo non ce la fa proprio nessuno. Da “Giulia” diventa “Gulia” “Guilia” o anche (mio preferito), “Golina”. E quando lo vedono scritto non ce la fanno mai a pronunciarlo, cosi’ spesso mi rassegno e lo scrivo con la “J”, “Julia”
Oppure da Starbucks dico che mi chiamo Samantha, con l’h.
Bella la Samantha con l’h.
In tanti si trovano il nome d’arte.
Dovrei pensarci anche io? 😀
Ehi, ciao, ben ritrovata! Bello il nuovo blog! Io qui mi rifiuto di pronunciare il mio nome “Solvia”, e così nessuno mail lo capisce. Sono andata avanti due anni con l’insegnante di pilates che mi chiamava Celia, e a me dispiaceva correggerla e così me lo sono tenuto. Ora lo racconto agli studenti per spiegare come si pronunciano le vocali italiane.
Non so perché ma ho in mente la signora Clelia, l’amica di tante anziane.
No buono, vero? XD
Qua ti scrive quella che davvero si chiama Selena ed in italia era sempre Serena, che dico io c’è differenza! Quindi adoro la spagna per quello, non sbagliano il mio nome!!! Per fortuna che i miei non mi hanno chiamato Chiara come pensavano di fare, sarei finita con un Ciara…Comunque dai, tra Selina inglese, Serena italiano e Selena spagnolo anche la mia identitá va a farsi benedire ogni tanto…
A te sicuro ti chiamavano anche Selen come la fantastica pornostar anni ’90! XD
hahaha, quelli in Italia, che porca miseria mi sta ancora stretta sta cosa! Dimenticavo che spesso sono Selene. Anche ripetendolo non ci arrivano che la A non é una E. Succede anche qui, la ex baby sitter di mio figlio dopo 3 anni continua a chiamarmi Selene….che palle!!! Comunque ringrazio i miei di non avermi chiamato Selena Chiara, sennó con il significato del primo nome che é luna mi beccavo un Luna Chiara ed era la fine per me
Le Chiara proprio poracce all’estero. XD
Ti capisco perfettamente! Il mio nome, quello vero, non quello che uso per il blog, esiste in molte lingue e si scrive pure uguale all’italiano. Ma la pronuncia è diversa, e anche io mi sono spesso ritrovata a presentarmi con il mio nome pronunciato nella lingua del mio interlocutore. Boh, mi viene più facile. O forse sono troppo pigra per spiegare lo spelling ogni volta. L’unica lingua in cui non si dice allo stesso modo (ne si scrive uguale) è in spagnolo, per cui le storpiature qui “in casa” sono all’ordine del giorno. Nessuno sa come scriverlo e mi ritrovo H infilate H a casaccio. Vero che il tuo nome in italiano è molto bello anche come significato, quindi il tuo discorso ha molto senso! 🙂
Ci sono nomi storpiati peggio, tipo CHIARA, le Chiara proprio non hanno pace, porelle. 😀
ehehe esattamente 😀
HAHAHAAHAHAHA!!!! ? Quanto ti capisco!
Per questo ti fai chiamare Pineapple, geniale! 😀