LIVE SLOW DIE WHENEVER

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Da qualche parte sul New River, Inghilterra

È stato un viaggio estremamente interessante, e dalle premesse non me lo aspettavo.

Sono partito pieno di paure.

Quella di essere troppo vecchio per mischiarmi con un gruppo di ventenni, quella di non poter mai raggiungere il livello di inglese di un madrelingua, quella di trovare un livello di preparazione troppo alta per i miei standard e anche che il tempo speso sarebbe stato tolto al progetto su cui sto lavorando mettendone a rischio la riuscita.

Tutte paure fondate fino ad un certo punto e anche tutte scuse.

La compagnia in cui lavoro assume un gran numero di laureati di Cambridge e Oxford, la selezione è basata molto sul problem solving, quindi logica e un filo di matematica, questo porta ad avere una prevalenza di persone che provengono da facoltà di matematica o fisica. Per dire ho sentito parlare del processo di produzione del grafene usando espressioni mai sentite prima come “I reckon…” sentendomi alle volte completamente fuori contesto.

Nel tempo questo disagio si è andato diradando e ho iniziato a provare ammirazione per questi ragazzi, per la loro dedizione alla disciplina scelta, alle attività sportive, al genuino piacere che sembravano mostrare nella gentilezza, e nel contempo iniziare a notare le piccole imperfezioni di ognuno che li rendevano umani.

Insieme abbiamo avuto qualche drinks, abbiamo giocato a carte e chiaccherato come persone normali.

Gli ultimi tre giorni c’è stata una Hackatlon in cui in team di 3-5 persone ci si riuniva per sviluppare un prodotto, ero agitatissimo, avendo paura di fare una brutta figura, che tutti realizzassero che fossi un infiltrato.

Poi è successo, mentre elaboravamo una soluzione iniziavo a dare qualche contributo, “perché non usiamo un dictionary?”, “credo questa library sia meglio perché …”, “dov’è il valore in questa possibile aggiunta?”. Fino a che non è successo l’impensabile, e iniziavo a ricevere domande “come funziona HTML?”, “cos’è una http request?” E avevo qualcosa da dire, risposte da dare, forse non definizioni da dizionario, forse con un inglese semplificato, ma abbastanza da dare una direzione.

I due ragazzi che erano con me erano entusiasti dei cambiamenti possibili, soprattutto delle cose più semplici, è stato molto bello, sentendo di poter dare qualcosa indietro.

Il giorno delle presentazioni abbiamo fatto una buona figura, molti degli altri lavori erano ambiziosi ma poco funzionanti, il nostro era una soluzione utile con un nome buffo, perfettibile ma abbastanza completa.

Ero sicuro avremmo vinto il premio per la categoria “most useful” dato che l’unica altra soluzione utile era crashata durante la presentazione, anche se molto più utile per la società.
Invece abbiamo vinto il premio del favore del pubblico, ricevendo il maggior numero di voti dagli altri teams, mi piace pensare che data la vittoria ai voti non avrebbe avuto senso dare due premi allo stesso team.

Mi è servito molto a superare quella sensazione di disagio, non tanto vincere, quanto sapere di potercela fare, che la strada per la soddisfazione sta dietro le mie scuse.

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14 Comments

  1. Sun

    “la strada per la soddisfazione sta dietro le mie scuse” è da motto!

  2. deborah

    Che bel racconto, l’ho letto tutto, cosa strana, ha catturato la mia attenzione. Mai sottovalutarsi.

  3. Raffaella

    A volte occorre mettersi in gioco per superare queste situazioni che portano disagio.. E spesso va bene, sono contenta per te!

  4. Veronica PolvereDiStelle
    Veronica PolvereDiStelle

    Bellissimo racconto, mi è piaciuto molto e concordo con chi ha detto che “la strada per la soddisfazione sta dietro le mie scuse” è da motto…un mantra!

  5. Fra

    Credo che sia fondamentale stare bene s che la situazione di disagio debba essere evitata e limitat

  6. sheila

    io la vita ho imparato a viverla seguendo i segnali che mi offriva. In questo modo ho avuto poche batoste e salti nel buio negativi.

    1. fenicotterone

      Ho sentito alle volte l’espressione “go with the flow”, seguire il flusso senza prepararsi troppo il percorso prima, credo sia un punto fondamentale da accettare.

  7. MONICA MATTIOLI

    Le paure frenano sempre la nostra libertà. Mai fermarsi di fronte ad una paura ma affrontarla…sempre!

  8. monicabruni

    Ho imparato a rimettermi in gioco negli ultimi anni e non è stato facile. Ma ho deciso che non potevo farmi frenare dalle mie paure e oggi sono contenta del percorso che ho fatto.

  9. Cristiana

    Spesso siamo proprio noi stessi a imporci dei limiti… Bisogna avere coraggio di saltare, e tu l’ hai avuto

  10. raffigarofalo

    E’ capitato anche a me di partecipare a dei gruppi di lavoro e all’inizio sono sempre un po’ titubante nel lanciarmi e provare a dare il mio contributo. Molto dipende dal gruppo e dai suoi componenti. Ho notato che i gruppi veramente internazionali (dove tutti vengono da diversi paesi) sono i più fertili di idee. E’ una mia impressione o hai notato anche tu questa cosa?

    1. fenicotterone

      Mi e’ capitato di trovare raramente gruppi di lavoro in universita’ veramente funzionali, indipendentemente dall’origine dei partecipanti.
      Di solito vedo sempre pochi membri guidanti e molti che aspettano la loro porzione di lavoro, ma chi guida puo’ avere origine diversa.
      Quello che ho notato e’ che chi viene da fuori ha spesso piu’ voglia di farcela, e questo porta alle volte ad avere una “marcia in piu'”.
      Ma ho visto membri estremamente valenti anche tra i locali e la conoscenza della lingua e della cultura e’ in quel caso un ulteriore vantaggio…

  11. Danila

    Bravissimo. Ti sei messo in gioco e hai superato i tuoi limiti e le tue paure. Mai smettere di inseguire i propri obiettivi e desideri. La tua storia è un bell’esempio di ciò

  12. Zelda

    Storia interessante, superare le proprie paure e i limiti è un passo importante.

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