Se penso al nostro viaggio a Yangon, mi ricordo quella sensazione di essere una delle pochissime occidentali e probabilmente l’unica con i capelli rosa. Questo ha voluto dire essere facilmente riconoscibile come turista dai tassisti, che hanno suonato continuamente il clacson per farci salire ma anche essere seguita in bagno da una locale per un selfie.
Selfie che esiste da qualche parte nell’internet e vede me pallida come non mai, con il mal di pancia per un possibile colera che ha segnato i nostri primi sette giorni in Asia.
Pochi turisti occidentali, pensiamo di aver contato solo 10 bianchi durante questo viaggio ma purtroppo due di questi rientravano nella categoria della peggiore specie, quella di chi si sposta con il denaro in mano per comprare le ragazze del posto.
Malgrado questo, i locali ci sono sembrati fiduciosi e gentili verso i turisti che ancora non hanno massacrato questo paese, cambiandolo per farne un parco giochi a misura dei vacanzieri, come è invece accaduto in altre parti viste del mondo. I mercati sono autentici, non si vendono calamite o stupidate tutte uguali di plastica, ed in generale respiri un’aria schietta e vera che raramente troverai nel mondo.
Durante il tuo viaggio a Yangon lo shock culturale sarà forte, è la città dove ho visto gli scarafaggi più grandi e anche i topi più grossi e li ho visti ai mercati, accanto al cibo venduto. Ho visto pesce tagliato in ceste e venduto sotto il sole, senza ghiaccio né frigorifero e nello stesso modo ho visto vendere la carne, con le mosche che ronzavano attorno, impazzite da tutto quel ben di Dio.
A Yangon l’odore delle fogne sale forte e quando cammini devi stare attento perché il marciapiede si interrompe passo dopo passo e puoi cadere giù, le lastre sono tutte sbeccate e alcune vengono proprio rimosse, lasciando il pedone a fare i conti con qualche preoccupazione in più.
Non è stato solo questo il Myanmar, però, è stato il paese dove abbiamo visto una generosità che non ci aspettavamo. Monaci sfamare decine di cani randagi e abbiamo visto fare lo stesso ai locali, che condividevano il riso con gli animali magri e perennemente affamati.
Durante il nostro viaggio a Yangon abbiamo visto dare, più che prendere.
Ci è stata offerta acqua da bere che non avevamo neanche chiesto, dolcetti da una signora che non aveva il resto e preferiva regalarci un bene da 7 centesimi che accettare la nostra banconota da 3 euro. Si sono fermati quando parlavano inglese, raccontandoci la bellezza delle pagode e senza volere nulla in cambio.
Ci sono state anche contrattazioni a perdere e qualche fregatura rifilata perché turisti ma se penso a quei giorni mi tornano in mente sempre e solo loro, i locali fasciati nelle lunghe gonne strette, tutti a lavorare, camminando veloci per le strade o muovendosi dentro i piccoli locali polverosi che si affacciano sulla strada.
Abbiamo potuto osservare alcuni usi locali, dal masticare continuamente e sputare a terra le foglie delle noci di betel, spezie e calce (causa, purtroppo, di cancro) al dipingersi il viso con la thanaka, una pasta gialla che proteggerebbe la pelle da sole e invecchiamento.
La nostra esperienza a Yangon è iniziata prendendo una SIM locale per collegarci ad internet e l’operatrice ha impostato per noi il cellulare, rendendoci di nuovo connessi al mondo esterno, questo già in aeroporto. La nostra stanza alla Myat Guest House era gestita da ragazzi splendidi che parlavano inglese, al costo di 7 euro a persona a notte e con colazione inclusa. Abbiamo trovato piccoli gechi arrampicati alla terrazza e mangiato noodles con lo zucchero al mattino, godendo di una vista sulla città che ci pareva bellissima. Il whisky a Yangon costa meno di un euro (la bottiglia!), l’acqua meno di 20 centesimi ed i 7/11 assomigliano molto ai konbini giapponesi che tanto ho amato.
Prima di entrare nei templi è necessario togliere le scarpe e coprirsi, quando sei donna (e quindi chiaramente peccaminosa). Ne vale la pena perché vedrete luoghi di preghiera che mozzano il fiato e qualche volta anche delle statue kitsch che farete fatica a comprendere. La colpa potrebbe essere del Jetlag, personalmente il più forte mai avuto prima che ho trascinato per più di una settimana.
Nel nostro viaggio a Yangon non abbiamo avuto paura né avvertito pericoli. Il Myanmar è tra i paesi più poveri del mondo ma fortemente in crescita e le zone battute dai turisti sono più tranquille di altre dove raramente puoi mettere piede. Ma sto parlando di rischi per la popolazione più che dei turisti, essere nati in Birmania vuol dire infatti avere a che fare con corruzione, regime repressivo e uccisioni (non ultimo un genocidio a danno dei musulmani).
Come turista penso di aver amato tutto di Yangon e penso che dobbiate avere la pazienza di girarvela a piedi sotto al sole o con la pioggia dei monsoni per capirla bene, non abbiate paura di sporcarvi le mani, di entrare in contatto e di provare a capire.
Avrete molto di bello, indietro, dal vostro viaggio a Yangon.
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Consigli pratici per un viaggio a Yangon:
Se avete già letto il mio articolo su come organizzare un viaggio nel sud est asiatico, saprete anche che in Myanmar avrete bisogno di un visto e che questo sarà acquistabile online al costo di 50 dollari americani. Saprete anche quale adattatore per la corrente portare con voi e diversi altri suggerimenti utili, come il fatto di lavarsi i denti con l’acqua delle bottiglie, per precauzione.
In linea generale, il dollaro americano è largamente accettato e la moneta locale prelevabile al bancomat di qualsiasi 7/11. Tra le pagode, la Shwedagon Paya è senza dubbio una meta da raggiungere, non ve ne pentirete ed in tutto quell’oro non potrete che riflettere un poco sulle contraddizioni del Myanmar. Per vedere un Buddha gigantesco in una delle sue posizioni più classiche (sdraiato), non perdetevi invece la Chaukhtatgyi Pagoda.
Sulle guide vi consiglieranno un giro sulla Yangon Circle Line, un treno circolare che corre lungo il perimetro della città, con venditori che cercheranno di vendervi cibo e oggetti. Abbiamo letto recensioni contrastanti al riguardo e purtroppo non siamo nella condizione di poter confermare se ne valga la pena o meno: era in manutenzione quando ad Agosto siamo stati in Birmania.
Abbiamo personalmente trovato non troppo affascinante il lago artificiale Kandawgyi che troverete sulle guide, raggiungetelo ma se non dovesse piacervi, fatevi rapire dalla bellezza di uno dei mercatini locali e prestate attenzione agli abitanti del Myanmar. Con i loro vestiti stretti e le gonne fascianti, vi mostreranno una realtà molto diversa da quella alla quale siete abituati.
Una volta a Yangon capirete però che nei piccoli templi ci si inciampa letteralmente, così come nelle pagode minori.
Lasciatevi incantare da questa insolita meta.
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Una menzione speciale la devo al volo. Ho personalmente trovato un incubo la tratta fatta con Emirates da Dubai a Yangon, con l’aereo che non ha smesso un secondo di ballare da destra a sinistra. Non scrivo questo per allarmare eventuali viaggiatori ma per dirvi che ho parlato con diverse persone che sono esperte di quella tratta ed è normale, nulla di pericoloso.
Vedrete anzi, che bello, essere da soli in aeroporto in caso di voli interni o verso la Thailandia. Un aeroporto tutto per noi non lo avevamo davvero mai visto!
E nemmeno degli esseri umani che aiutino a parcheggiare l’aereo, sostituendosi ai semafori.
Si conclude qui questa piccola guida, vi lascio alle mie storie su Instagram, girate mentre ero a Yangon. Date un’occhiata per sapere cosa vi aspetta dall’altra parte del mondo.
bellissimo paese! ci andai nel 2003, e ci ho lasciato il cuore, è il posto in assoluto dove ho comprato di più, gonna camicie in cotone, stoviglie laccate….ciabattine decorate con perline, vezzossime…
Penso tu abbia fatto benissimo! Noi non abbiamo preso molto (forse nulla, eravamo ai primi giorni di viaggio) ma trovavi anche tante cose autentiche. E poi e’ un piacere comprare e sostenere la loro economia.
Secondo te è una meta adatta per viaggio con bambini? Le foto sono davvero bellissime!
Con qualche attenzione (cibo, acqua, cose pratiche), direi proprio di si’. 🙂
Grazie per aver condiviso con noi questa esperienza che non dovrebbe essere stata facile all’inizio ma che piano piano avrà dato grandi soddisfazioni.
E’ stata insolita ma lo rifarei decisamente, anche oggi se potessi ripartire 🙂
Questi sono viaggi che non avevo mai desiderato. Non fino a quando ho cominciato a leggerne sui blog e ho scoperto luoghi stupendi con gente stupenda. Adesso sto cominciando a informarmi per andarci. Grazie a voi blogger che siete i veri ambasciatori di questi posti.
Ma smack, mi fa piacere. Di tutto il viaggio in Asia e’ stata senza dubbio la meta meno favorita dai viaggiatori. Eppure una volta che sei li’, inizia la magia. 🙂
E’ sempre un enorme peccato rovinare le culture lontane per creare quello che si trova in occidente. Nonostante la povertà loro sanno sicuramente essere ricchi d’animo, cosa che a noi occidentali sta venendo a mancare sempre più.
Vero, per le popolazioni di alcuni paesi e’ l’unico modo per sopravvivere ma siamo noi a dettarne i ritmi, le caratteristiche ed i colori. Per esempio in Vietnam, che non lo metti un bel poligono per far divertire i turisti laddove hanno perso la vita in migliaia e solo 40anni fa? Tremendo da vedere.
Bellissimo racconto di viaggio. Sono zone per me assolutamente sconosciute ma il tuo articolo mi ha affascinato tantissimo. Credo che siano paesi in grado di regalarti tanto.
Lo sono, indubbiamente. Non sono i viaggi piu’ semplici (e neanche i piu’ difficili) ma insegnano molto.
Stupendo questo articolo sulla Birmania, un paese ancora poco frequentato, da me in primis, non mi sono ancora decisa ad organizzarmi, ma forse sarebbe ora.
Sto progettando un viaggio nel sud est asiatico e non riesco a decidere se inserire la Birmania. Quanta bellezza
E’ una tappa che ho amato molto ma a due cose non avrei potuto rinunciare: Cambogia e Vietnam.
Che esperienza bellissima. Non ci sono mai stata. Secondo te é fattibile con due bimbe piccine?
Mi hai fatto conoscere un paese di cui sapevo poco. Il tuo racconto mi ha affascinata, pensare che ci sono ancora posti che il turismo di massa non ha danneggiato e “sporcato” mi da speranza. Mi piacerebbe andarci un giorno e tornare con un’esperienza incredibile dietro.
[…] agrodolce, sono atterrata reggendomi la pancia dopo la maledizione del viaggiatore conquistata in Myanmar ma anche con una deliziosa canzoncina che faceva “I can fly”, partita a tutto volume non appena […]
Io sono stata nel parco Sai Yok in Thailandia, a pochi chilometri dal confine birmano e non sai quanto mi sarebbe piaciuto varcare quella frontiera! Chissà se prima o poi riuscirò a raggiungere il Myanmar… Grazie per questi spunti!