Di tutte le occasioni che forse sprechiamo.
Non tutte le donne (e lo stesso direi degli uomini) mi rappresentano, ci sono persone che detesto, altre che considero cattive, dannose o troppo stupide e altre ancora con le quali non mi trovo e magari la colpa – se di colpa puoi sempre parlare – è solo mia, del mio carattere, del mio modo di fare, delle mie idee, pregiudizi o convinzioni sciocche. Per tutte loro e per la donna in generale, però, mi sento di combattere e vorrei che nessuna fosse lasciata indietro a doversi confrontare con un mondo che, al momento, è ancora becero e meschino.
Non dubito che tutti conosciate le mammine pancine, le donne divenute loro malgrado protagoniste di diversi post del Signor Distruggere, una pagina che mi ha fatta molto ridere ma soprattutto rattristare per tutte le occasioni perse da queste persone, vittime, mi dico, di un contesto che non ha saputo nutrirle con la conoscenza e nemmeno incuriosirle verso le sfumature della vita, l’amore ed il rispetto per se stesse e per gli altri.
E no, non penso che sia solo un discorso di provenienza geografica, contesto difficile o educazione scolastica, ho sentito discorsi e giudizi raccapriccianti – su sesso, diritti civili, morale/aspetto delle altre donne e compagnia bella – anche da personaggi che avevano studiato. Non si nasce imparati, non leggiamo le esperienze allo stesso modo e non tutti evolviamo nella stessa direzione e non possiamo farci proprio niente se non provare ad abbassare la rabbia, dare fiato alle cose che crediamo possano fare la differenza e sostenerci un minimo di più.
Conosco diverse persone che non credono che quei personaggi esistano, quelli del Signor Distruggere, ma io non ho motivo di dubitarne perché li ritrovo – ora maschi, ora femmine – a commentare sotto qualsiasi quotidiano Italiano e mi fanno a tratti pena, a tratti rabbia, sentimento che varia a seconda della gravità del loro commento.
Non sono diverse dalle persone descritte dall’attivista Sveva Basirah Balzini di Sono l’unica Mia, una penna ed un’anima come poche, che seguo volentieri da un po’ di tempo e che, ve lo dico, non so se approverebbe questo post per come l’ho pensato, peccando io probabilmente di etnocentrismo culturale.
Potrei essere una di quelle femministe che pensano che certe altre donne siano pedine e abbiano bisogno di esser salvate, chi lo sa, purtroppo non ho sempre la lucidità necessaria per comprendere ogni situazione, proprio come le mammine pancine che dovrebbero farci tanto ridere.
Le donne di Sveva sono musulmane, le mie erano con molta probabilità cristiane ma hanno molto in comune, nel modo di esprimersi e ragionare. A Sveva augurano di morire in diversi modi, possibilmente ammazzata. Se lo merita, ha osato parlare di masturbazione, libertà sessuale e diritti civili per gli omosessuali! Praticamente una follia.
Non stiamo parlando di persone nate e cresciute in uno sperduto paesino del più remoto angolo della terra, immagino invece che queste ragazze abbiano avuto accesso all’istruzione, sono del resto perfettamente capaci di leggere, navigare nell’internet e scrivere. A volte non basta, ci vuole un po’ di forza per alzarsi in piedi abbastanza per guardare oltre la pappa pronta e la folla che ci circonda e ci vuole anche tanta fortuna, a mio avviso.
E poi, sì, ci sono e saranno sempre persone che non hanno la cultura o le capacità necessarie per analizzare la realtà, capirla e poter eventualmente cambiare le cose qualora queste non vadano proprio benissimo, a partire dal proprio orto e contesto di riferimento.
E ancora, sì, si fa presto a parlare quando hai il culo in salvo, vivi in un paese decente – ed intendo la Gran Bretagna – ed hai garantite la libertà di esistere, quella sessuale e quella di parola.
Detto questo, oggi ho avuto modo di pensare alla questione della religione perché mi sono imbattuta in una scena che avevo già visto qui, identica in Australia ed identica in Francia e che vi dirò tra poche righe.
Se togliamo coloro, ed esistono, ai quali il credo cade dall’alto o viene imposto, i quali non sono liberi di informarsi né di poter pensare, se togliamo coloro che non scelgono, che non possono studiare, che non possono leggere e men che meno navigare in internet, che non possono farsi domande pena una condanna per blasfemia, se togliamo tutti questi, che cosa succede quando – in estrema libertà e al pieno delle proprie capacità mentali, si decide di farsi prete o suora? Di dedicare la propria vita o parte di questa al proprio Dio?
Da atea non posso capire cosa scatti nella testa dei credenti ma da essere umano io lo so: è giusto così, siamo liberi di credere e la fede può essere una carezza ed una coccola. Una mano tesa nel momento del bisogno.
A questo pensavo oggi guardando una coppia che si teneva, appunto, per mano, nella stretta ferma degli amanti.
Lui con t-shirt, pantaloncini corti malgrado il freddo e cappellino con visiera.
Lei con il niqab, quell’indumento che per qualche ragione in Italia chiamiamo burka, con appena una finestra attorno agli occhi per connettersi con il mondo circostante.
Lui vestito all’occidentale, in un certo senso libero ai miei occhi.
Lei tutta vestita di nero e con gli occhi bassi.
Cosa posso dire?
Siamo in UK, è un paese libero e posso solo sperare che la scelta di coprirsi da capo a piedi sia partita da lei e che sia stata consapevole, che abbia avuto a disposizione, quella donna, tutti i mezzi per comprendere e decidere.
Altrimenti ci sono cose che dovrebbero riguardare solo il corpo delle donne e che io non capirò proprio mai.
È una argomento delicato, racchiude culture, istruzioni e etiche troppo diverse per essere comprese appieno da chi non ne fa parte. Del Signor distruggere anche io ho avuto qualche dubbio, ma dopo aver bazzicato su alcuni forum in gravidanza ho avuto la triste conferma dell’esistenza delle pancine e tutte le loro declinazioni. Per le donne arabe temo che la libertà debba ancora arrivare dalla famiglia, oltre che dal paese in cui vivono, ed alcuni sono ancora lontani.
Speriamo la liberta’ arrivi presto, per tutti.
Esprimendo un pensiero poco complesso a tratti forse superficiale dico che trovo davvero assurdo che l’unica esistenza di una persona (a patto che non si creda nella reincarnazione) debba essere condizionata da fattori che non diano nessun beneficio per sè stessi e per il mondo intero. Non voglio entrare nel merito della religione e dei suoi simbolismi, ma una donna che con +40 gradi al sole si autocostringe ad andare in giro con l’armatura, mi sembra una vita fatta di catene. Rispetto il pensiero di tutti coloro che lo fanno, ma non ne vedo l’utilità, anche sforzandomi.
E’ abbastanza lontano dal mio modo di pensare la vita.
religione, usi e cultura radicano in noi principi spesso difficili da sgradicare. la libertà nasce dalla volontà del singolo e da un buon appoggio familiare.
Si, Barbara.
Spero come te che si tratti di una scelta sua, ma in qualche modo ne dubito fortemente. Possiamo combattere solo con la cultura e l’apertura al mondo, altro purtroppo on c’è.
Non dubitarne, scelgono in tante in liberta’. Dopo questo post ho parlato con persone che si vestono cosi’ e devo rispettarlo, non posso far altro.
Su questo articolo ci sono molti spunti di riflessione. Mi hai fatto venire in mente Mille splendidi soli” di Hosseini. Te lo consiglio.
Vero, infatti non mi sento soddisfatta malgrado il post sia gia’ molto lungo, avrei voluto dire ancora ed esser capace di farlo meglio.
L’ho letto quel libro, molto triste e molto bello.
Non conoscevo certi fenomeni del web. Per il resto è difficile esprimere delle opinioni, il mondo mi appare sempre più complesso dei miei possibili ragionamenti. Mi è piaciuta però molto questa tua frase: “provare ad abbassare la rabbia, dare fiato alle cose che crediamo possano fare la differenza e sostenerci un minimo di più.” Non credo serva aggiungere altro.
Grazie.
Libertà di pensiero, di studio, di credo. Libertà, in senso lato. Una parola tanto bella e tanto difficile da raggiungere.
Belle riflessioni in questo tuo articolo. Molti temi da approfondire.
Ognuno spero, riesca a farlo almeno un po’ in privato.
Grazie 🙂
Io ci sto provando, nel mio piccolo. 🙂
L’argomento è delicata. Credo che oggi più che mai sia necessario integrarsi na che al tempo stesso, questa sia la cosa più difficile da fare.
Integrarsi e farsi domande!
É un argomento delicato e complesso, che va trattato con sensibilità e con grande amore per la cultura. Nel mio piccolo cosa potrei dire?! Sono nata in un paese cattolico, in una famiglia non eccessivamente praticante e mi sono sempre posta dei dubbi sulla religione perchè ho potuto studiare ed attraverso le lenti della storia, dell’antropologia, comprendere i perchè di molte culture differenti dalla mia. Però ad oggi vivo in un Paese in cui molti (anche persone che hanno studiato) non accettano il matrimonio civile, che se avessi figli e scegliessi di far loro scegliere “se e quando essere battezzati”, avrebbero qualcosa da ridire, che nel caso in cui dovessi intraprendere una azione di divorzio verrei comunque guardata con altri occhi dalla società. Non è la stessa cosa del niqab? Non è anche questa una forma di oscurantismo che condiziona la vita di un individuo non permettendo lui di sentirsi o di essere differente? Perchè non guardiamo anche alla nostra cultura, prima di dire che una donna che indossa un indumento prescritto da una certa cultura religiosa è priva della propria libertà? Perchè non ci ricordiamo che per tantissimi anni anche da noi le donne non hanno potuto votare, uscire di casa senza padre o marito, frequentare locali o eventi da sole, svolgere professioni prima tradizionalmente imputate agli uomini? Perchè ci consideriamo liberi e “superiori” quando sappiamo benissimo che qualora scegliessimo di non far battezzare i nostri figli piuttosto che di non farli frequentare le ore di religione, qualcuno sarebbe pronto a puntare il dito?
Si, Carlotta, penso di avere il tuo stesso pensiero, spero si sia capito dalla lunga introduzione. Se parliamo di mancanza di possibilita’ di scelta o consapevolezza ecco che le persone della prima parte del mio post ci potrebbero finire con tutte le scarpe, niqab o meno. Il niqab e’ solo piu’ evidente quando butti l’occhio in strada.
Tra un niqab ed una concezione della vita squallida non so cosa preferirei.
Unica cosa, so bene che a qualcuno possa dare fastidio il mio ateismo ma quello e’ un problema loro e del loro eventuale modo di vedere il mondo in due colori, dal mio punto di vista io mi sento molto piu’ libera e serena se penso di non avere quel tipo di catene (e parlo della religione nostra, il cristianesimo).
Io credo molto nella libertà personale pertanto ateo, cristiano, musulmano eccetera eccetera per me non fa alcuna differenza. L’importante è che la scelta sia vissuta con la più piena consapevolezza e libertà personale, quello si. Però anche per la consapevolezza ci vuole cultura: una persona che non ha modo di studiare, viaggiare, confrontarsi con altre culture non sviluppa un pensiero critico tale da portarlo a dubitare di retaggi e dogmi più o meno imposti nel contesto dove vive. L’ignoranza mi spaventa molto perchè è sull’ignoranza che sono state sacrificate le più grandi libertà e compiute le maggiori disgrazie, anche religiose…
In questo momento dell’ignoranza ho una gran paura anche io.
E’ grave…io non so chi sono le mammine pancine?
Forse e’ meglio, per altro e’ un modo di dire che non sopporto. 🙂
Non conoscevo il signor Distruggere e dopo aver letto il tuo post sono andata a leggere. Non vedo l’ora di leggere il suo libro. avei davvero molto da dire sulle “pancine”. ;-)))
Per quanto riguarda invece la donna velata accanto all’uomo vestito all’occidentale anche io mi faccio spesso delle domande. Ma la libertà è anche questo: lasciarli liberi di decidere. Con la speranza che abbiano scelto davvero loro. O che le prossime generazioni abbiano tutti gli strumenti economici e culturali per decidere.
Esatto, non puoi fare niente altro che sperare ed i piu’ bravi di me: un po’ di attivismo ed informazione 🙂
Non conoscevo il Signor Distruggere e le mamme pancine. Parlando invece del signore vestito all’occidentale e della signora con il niqab penso che sia un discorso molto complesso. Molte donne scelgono di seguire determinate regole ma quanto questa è una scelta consapevole? me lo chiedo spesso ma non sono ancora riuscita a darmi una risposta.
Tante di noi, occidentali e non, seguono un ruolo pensando che sia l’unica strada. Mi capita di farmi delle domande ma quando c’e’ consapevolezza posso solo che rispettare.
Il tuo è un post molto complesso e pieno di spunti di riflessione. Non conoscevo il Signor Distruggere e le mammine pancine . Anch’io sono per la libertà in senso lato ma capisco che siamo ancora ben lontani dal raggiungerla. Bel post, approfondirò l’argomento.
Grazie a te!
Conoscevo le pancine e devo dire che anch io per un attimo mi sono chiesta “ma esistono davvero?”… il tuo post offre molti spunti di riflessione…
Grazie, Sabrina
Pochi giorni fa all’antilope canyon, 47°, una coppia analoga, lei visibilmente sofferente. Mio figlio li vede e mi chiede perché non si toglie quel Robo. Non può , la sua religione lo prevede. Non è una religione giusta, mamma, se lo dovrebbero mettere obbligatorio anche gli uomini, così vedi come cambierebbero le cose. Ha 11 anni
Io la penso uguale, non posso concepire il nascondere il corpo femminile. Ma davvero, devo provare a rispettare certe decisioni.
Bello il tuo bimbo. 🙂
Si, bisogna rispettarle, ancor di più se sono una scelta della donna e non una scelta imposta
Articolo dal contenuto complesso, devo ammettere. Le tradizioni, la diversità tra i popoli sono un tesoro per l’umanità. Purché ciò non sia da ostacolo al libero pensiero, al libero comportamento, tutto nel pieno rispetto del vivere civile. Ma la percezione del vivere civile, tuttavia, è differente da soggetto a soggetto, da popolo a popolo. Indossare il niqab può essere una libera scelta ma anche una costrizione. L’evoluzione, la crescita individuale l’apertura ai cambiamenti, possono aiutare a scegliere liberamente, ma credo che il cammino sia ancora lungo.
Si’, nel frattempo se capitera’ mi interroghero’ di nuovo… 🙂
Questo è un argomento molto delicato e che va oltre la questione religiosa o femminista. C’è tutto dentro questo post. Io non posso giudicare, credo solo, che a volte noi pensiamo che il nostro modo di vivere, di vestire o di pensare sia quello corretto e tutto il resto sia sbagliato. Penso e ritengo che ognuno deve poter esprimersi, nella massima lbertà, purchè questa non faccia male agli altri. Sulla coppia che hai visto, in cuor mio penso che sia il suo modo di essere, perchè è la sua cultura e non un obbligo, penso che se volesse potrebbe indossare dei jeans (come tante viste negli emirati)… penso e spero, che sia una scelta libera, come, per noi, indossare o meno una minigonna. Il mondo non deve essere tutti uguali, ma tutti con il diritto alla libertà.
Tutti con diritto alla liberta’, vero.
Argomento serio e delicato. Ogni scelta è da rispettare anche se non ne capiamo le motivazioni e ci sembra assurda. Però dev’essere scelta vera e non costrizione.
Speriamo, si.
Sai, per me quel che conta più di tutto è la libertà…Alcune persone si sentono libere nelle regole ferree e rigide della propria religione altre no, alcune persone si sentono libere nella loro sessualità che non spazia in chissà cosa, altre no…è un discorso complesso perché parte dal presupposto dell’uscire dai nostri canoni di libertà e immedesimarci nell’altro che può essere lontano anni luce da noi!
Hai ragione su tutto.
[…] C’era la ragazza che avevo scoperto indossare il velo durante il Ramadan e cosa potevo dire io di lei e di quella sua scelta se solo fino al giorno prima mi invitava a casa sua per nuotare sulla barriera corallina ed io ci pensavo seriamente? Se fino al giorno prima ridevamo insieme e parlavamo male degli stessi personaggi. Se ci somigliavamo e l’avevo sempre considerata una con un carattere deciso e per nulla sottomesso? Il SUO velo sui capelli in che cosa avrebbe dovuto riguardare ME? […]
sono vissuta in una famiglia che si è avvicinata alla religione in modo altalenante. personalmente la vivo a modo mio e le mie esperienze di vita mi hanno permesso di capire che se una persona sente la vocazione è giusto che la segua altrimenti che vocazione è? eppure vivo in un posto dove fino a pochi decenni fa le madri di più fratelli sbattevano i figli in più in seminario come ripiego e come tetto sulla testa e cibo garantito. Per quanto riguarda la religione è troppo bigotta e bacchettona, troppo politicizzata e con paletti che al giorno d’oggi andrebbero rivisti.
Io per la religione non provo nulla, mi sembra uno spreco ma provo a rispettare chi ha fede. Paradossalmente attacco piu’ il cristianesimo delle religioni che conosco meno. 🙂
[…] C’era la ragazza che avevo scoperto indossare il velo durante il Ramadan e cosa potevo dire io di lei e di quella sua scelta se solo fino al giorno prima mi invitava a casa sua per nuotare sulla barriera corallina ed io ci pensavo seriamente? Se fino al giorno prima ridevamo insieme e parlavamo male degli stessi personaggi. Se ci somigliavamo e l’avevo sempre considerata una con un carattere deciso e per nulla sottomesso? Il SUO velo sui capelli in che cosa avrebbe dovuto riguardare ME? […]