Non ho dubbi, nulla ho a che fare con un certo tipo di chiacchiericcio molto Italiano.
Arrivata a Londra, tanti anni fa, ho scoperto un mondo inclusivo, che accetta le grandi obese con la minigonna ed il tacco. Non finiscono su YouTube, non diventano meme e neppure vengono fischiate o derise.
Non metto, in realtà, in dubbio che questo capiti qualche volta anche qui e negli altri Paesi che citerò nel post, ma non è la regola direi.
Le ragazze escono alla sera vestite come starlettes, con la gamba scoperta ed ai miei occhi sono semplicemente splendide.
In Australia la situazione dei grandi obesi non era neanche lontanamente simile a quella vista in America ma per le persone in forte sovrappeso c’era comunque una enorme scelta di vestiti di ogni colore.
Non solo i pantaloni a zampa d’elefante marrone che vanno un sacco in Italia per le taglie forti, non solo le mega-camicie floreali, non solo nero.
C’era scelta.
E rispetto.
Arrivata qui nella parte alta della Scozia, la popolazione era ai miei occhi piuttosto spenta, per diversi motivi, e ben presto mi sono accorta del numero impressionante di grandi obesi e di giovanissimi grandi obesi.
Esseri umani che sono e ci tengo a specificarlo, anche qui liberi di vivere alla luce del sole, di splendere, lavorare, innamorarsi e di integrarsi nella società della quale fanno parte.
Questa libertà per me è imprescindibile e dovrebbe essere motivo di grande orgoglio per tutte le Nazioni che ho citato in questo post.
Malgrado questa lunga premessa e la paura di cadere in una trappola – quella che ci spinge ad additare chi non rispetta i canoni proprinati delle riviste più sciocche – scrivo oggi per dire che provo dolore nel pensare al numero enorme di ragazzini (grandi) obesi che vivono qui ad Aberdeen.
Figli di genitori che sono, spesso, a loro volta obesi, per i quali verdura vuol dire Walkers crisps, le patatine fritte e lo snack è sempre e solo la barretta di cioccolata.
Il caffè è il frappuccino da 450 calorie ed il cappuccino il bibitone allo zucchero di Costa, quello con panna e sciroppo. Un pranzo veloce puo’ essere, credetemi, 10-12 pacchetti di caramelle al cioccolato ed una bibita gassata, grande.
Mi fa male conoscere giovani di appena 18 anni che non possono camminare, che devono subire operazioni per potersi muovere, che non possono correre.
Che già prima di avere 20 anni devono fare i conti con malattie serie ed importanti che di solito, in Italia, hanno i nostri anziani.
Ho stretto amicizia con ragazzi che sono tutto quello di cui sopra e vederli rinunciare ad uscire in strada perche’ spaventati dal fare dieci minuti a piedi è, francamente, un colpo al cuore.
Dieci minuti a piedi e non possono farli, non ce la fanno fisicamente.
Come detto, questo non dovrebbe né deve riguardarmi in alcun modo perché ognuno vive il suo corpo – e la propria vita – come meglio crede, ma è l’incidenza a farmi paura e dei ragazzini che visione possono avere del mondo?
Non hanno la stessa conoscenza della vita delle persone con un minimo di esperienza né gli stessi mezzi.
Non nascono con le idee chiare in tasca e la cultura familiare e locale ha un peso enorme sull’educatione alimentare.
Che colpe avrebbero, ammesso che di colpa si possa parlare, questi ragazzini? E cosa sta facendo lo Stato per aiutarli? Dove sta la prevenzione? Dove l’educazione?
Due cose mi spaventano da matti di questa parte di mondo: il rapporto con il cibo e la dipendenza da droghe importanti.
In entrambi i casi mi sembra che si sia ben lontani da una soluzione o anche da una mera toppa: I dolcetti, le bibite e gli snack continuano ad avere più spazio nei supermercati rispetto alle verdure perché si’, ad Aberdeen puoi andare in un supermercato di Union Street (via principale) e non trovare le zucchine ma il garlic bread e le “insalate” pronte, ovvero quelle con patate e maionese o con il formaggio, ci saranno sempre. Persino nei ristoranti, dove paghi!, l’insalata spesso non è che una guarnizione di verdure afflosciate, foglie annerite e molli. Che tanto si sa, non devi mica mangiare davvero!
Qualcosa qui non sta funzionando.
Sono ben consapevole che tutti puntino sempre il dito contro l’obesità quando anche dietro la magrezza si nascondono dolori indicibili e patologie e mi è chiaro che sto parlando della salute altrui che è una questione che non mi dovrebbe riguardare in alcun modo, soprattutto quando alla mia bado poco.
Ma per questi ragazzini, e sono tanti, troppi, vorrei qualcosa di più e credo che semplicemente manchi l’informazione e l’abitudine.
Due cose che si possono tramandare ed insegnare.
Cosa diavolo aspettano?
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Qui un articolo che mi ha colpito di recente (“The average estimate was 46 out of 100, while the real number is 65 in 100.”), sotto una tabella presa dal sito del governo scozzese.
Anche per me era stato uno shock all’arrivo in Scozia, quando la maggior parte delle mie bimbe (soprattuto) a scuola erano o magrissimissime o davvero obese. E non che le magrissime mangiassero bene, semplicemente mangiavano solo schifezze, ma quantità scarsissime. Erano ragazzini che magari a 16 anni non avevano mai mangiato una mela in vita loro, mi dicevano: it’s minging!
Venivano quasi tutti da contesti familiari di estrema povertà e come si fa a essere sani se i Ready Meals costano meno di un pound e un’insalata il doppio? Nelle scuole comunque già da quell’anno (2002-2003) era partita la campagna ‘5 a day’, regalavamo la frutta ai piccoli delle elementari e il menù sano nella scuola superiore costava solo 1 pound … ma poi passava il carrettino con i soliti Mars, Twix alle elementari ecc e quelli della scuola secondaria potevano uscire a andare a comprarsi le chips fritte nel lardo giusto davanti a scuola. Se il palato è abituato a grasso/dolce/sale fin da piccoli, crescendo sarà sempre più difficile fare scelte sane. Mi chiedo cosa penserebbero i bimbi scozzesi se facessero uno scambio con la mia scuola slovena, dove lo snack di metà mattina erano susine, banane, mele, se c’erano le fragole si esultava. Gelato 1 volta all’anno (per festeggiare la fine delle lezioni), crepes una volta all’anno (Carnevale), patate fritte due volte all’anno. Tutto studiato da una prof di biologia che era nutrizionista e confezionava i menù settimanalmente.
Io ho 3 amiche di qui che mangiano meglio di me (ops, una e’ mezza thai e l’altra irlandese, vabbe’! XD ) ma l’unica molto magra che conoscevo, la Scaccolona, mangiava cmq solo patatine in busta come dici tu + colazione fritta alla scozzese.
Qui non dovrebbero essere poveri ma alcuni miei colleghi di uni (e dell’ex lavoro) mangiano solo snacks tutto il giorno, boh!
Una mia conoscente, che sta male, mi ha mandato la foto della prima zuppa cucinata dai suoi (di solito usavano le cans) e si schifava dei pezzi di verdura troppo grossi (nella can non ci sono, ipotizzo!). Ma cmq mi stupiva perché pur stando molto male (diabete, impossibilità a camminare lunghe tratte) non collegava i suoi disturbi al cibo e forse nessuno davvero le ha mai detto di non mangiare tutta quella cioccolata? Possibile? Boh!
C’e’ un posto qui ad Aberdeen che ti frigge qualsiasi cosa tu gli porti, ha la fila di ragazzini delle medie (magrini) con le barrette in mano.
P.S. bravi gli sloveni. <3
Anche io penso sia un problema in origine economico e culturale di riflesso.
Ogni volta che vado al supermercato mi stupisco delle differenze di prezzi che ci sono dall’Italia,
un pacco di pomodori da 250g di range economico sta a 1£, e non ha il sapore della verdura cresciuta dove c’e’ il sole.
Gli inglesi hanno spesso modelli di business orientati sull’efficienza, quindi vendere piu’ volte possibile il prodotto pagato il prezzo piu’ basso possibile al numero maggiore di persone,
e questo si sposa bene con la cultura dello zucchero, delle farine semplici e dei derivati del latte.
Credo cose come la Papa John’s pizza all’interno degli istituti di educazione sia aberrante.
Credo il modello sia diffuso sopratutto nei sistemi anglosassoni, mentre fa’ piu’ fatica a prendere piede in un paese come l’Italia dove c’e’ culturalmente piu’ attenzione alla qualita’ dei prodotti.
Jaime Oliver aveva peraltro portato avanti una battaglia contro queste abitudini.
http://www.jamiesfoodrevolution.org/
Ho vissuto con due famiglie inglesi. Nella prima la madre super salutare – a parte le due bottiglie di vino serali – non permetteva dolci ai figli. La seconda famiglia, obesi entrambi, mangiavano in una maniera insana, tanto che la baked potato era la verdura settimanale. La figlia era ancora magra, aveva 9 anni, ma solo perché voleva far dieta. Io son ingrassata di 5 kg in 5 mesi grazie alle restrizioni della prima famiglia dove per non morir di fame andavo al super a comprare le cose piú caloriche che potessi trovare, e grazie alla seconda dove mangiavo male per non mangiare le schifezze che mi propinavano. In Spagna non é da meno. Paese mediterraneo dove peró trovi cibi, se mangi fuori, con troppo olio e condimenti. Le merende pomeridiane sono patatine e caramelle. I bambini hanno un’intensa vita, movimentata, quindi ancora si salvano, ma da genitori con tendenza al grasso giá vedi i figli con panzetta e tette. Ovviamente mi pongo il problema ed evito sia restrizioni che esagerazioni. In casa si mangia di tutto, insegno a mio figlio perché certi cibi li evitiamo, certi li usiamo poco ed altri abbondano, come le verdure che le odia ma se le becca giornalmente.
Parlando di educazione, quel che mi fa ridere é che i 3 anni di infantil – ossia asilo – i bambini hanno il calendario della merenda da portare. Sanissima! SI siedono ed hanno 15 minuti di tempo per mangiare, dove poi segue mezz’ora di giochi all’aria aperta. Iniziano le elementari e siccome fanno merenda nel patio, correndo, non puoi piú dargli yogurt o frutta, ma devi trovare una soluzione per una merenda rapida, che lo nutra e che non gli faccia perdere tempo perché i bambini vogliono correre. Quindi entrano in gioco panini e merendine. La scuola fa tre giorni di educazione alla frutta, offerta da Andalucía, ed é l’unica possibilitá dove possono mangiare frutta seduti. Quindi un controsenso assoluto, li abitui bene da piccoli, non possono continuare perché non hanno tempo di mangiare seduti.
Quindi se nei paesi anglosassoni il problema é la scarsa educazione sull’alimentazione e l’alto prezzo di cibi sani, qui é spesso la mancanza di tempo dedicato a far si che i bambini, parlando della scuola, continuino con le buone abitudini. Comunque sia in estate io son tra le poche madri che portano melone ed anguria in spiaggia, mentre le altre rimpinzano i figli di patatine, gelati e porcherie varie. Provato con amiche, ero scioccata dalla quantitá di schifezze mangiate in un’ora dalle figlie. Pensando poi che ste porcherie costano piú della frutta, il problema é opposto. Qui spendono piú per cibo rapido che per cibo che devi pelare o tagliare.
Le tue esperienze Inglesi non mi stupiscono, ahah. 🙂
Penso che tutti abbiamo ormai accesso alle “schifezze” ma che in moltissimi (io no 😀 ) stiano iniziando a pensare alla connessione tra salute e cibo. Con la consapevolezza e, diciamocelo, la vita tranquilla che conduciamo in questa parte di mondo, le cose cambieranno in meglio, ne son sicura!
Ho visto un documentario in cui si diceva che lo zucchero crea più dipendenza della cocaina. Un tipo, non ricordo il nome, molto salutista, per tre mesi, o era uno, vabbè, non ricordo esattamente, ha mangiato e bevuto in stile americano. Era ingrassato di un sacco di kg, una pancia enorme, ma aveva sbalzi di umore tremendi, da ricondurre agli zuccheri. Durante questo percorso ha fatto diverse volte gli esami del sangue, plicometria e altri esami inerenti e i risultanti sono stati molto negativi. Passato questo periodo è ritornato alle sue sane abitudini, ma ha fatto molta molta fatica, avendo stati depressivi e di sonnolenza allucinanti da ricondurre all’uso improprio di zuccheri avvenuto nei mesi precedenti. Tutto questo per dire che se ci si alimenta male, tutto ne risente, non solo l’organismo, ma anche la psiche. Dispiace vedere questi giovani obesi in giro, dispiace davvero, perchè sicuramente hanno un vuoto interiore che riempiono con cibo. Il vuoto resta, il resto anche e tutto peggiora.
L’ho visto anche io!
La teoria del vuoto e’ alla base di un sacco di cose che facciamo, qui penso non facciano neanche a tempo a sentirlo il vuoto… cioe’ iniziano a mangiucchiare barrette per cultura. Dopodiche’ immagino che a nessuno faccia piacere non poter correre 🙁 o camminare 🙁 🙁 e li’ torna il riempire il vuoto, si.
Penso almeno!
Alle 7 del mattino, degli inglesi delle West Midlands aspettavano l’autobus bevendo Coca Cola. Mentre i miei colleghi avevano come spuntino di mezza mattina patatine fritte (stile San Carlo, per intenderci) e altre bevande gassate. Fenicotterone, sopra, ha citato uno degli aspetti centrali della questione affermando che alla base di questo modo di mangiare risiede il modello economico del “vendere piu’ volte possibile il prodotto pagato il prezzo piu’ basso possibile al numero maggiore di persone,”. Come si spiegherebbero, sennò, le miriadi di baguette a 0.90 cent trasudanti grasso da ogni mm?!