UNA DOMENICA DI MAGGIO, CONTROVENTO

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Faccia da Rana

Quando era un pulcino, eravamo costretti a vederlo solo via Skype. Mio marito aveva comprato una spugnetta a forma di rana da Daiso, se la metteva davanti alla faccia e faceva finta di essere il signor Faccia di Rana. Mio nipote rideva come un pazzo, guardava a quel personaggio con sospetto, “sarà zio?”, ed aveva iniziato ad usare “faccia di rana” come fosse un insulto.

Era il nostro momento speciale, qualche anno fa, quando eravamo in Australia.

L’anno scorso abbiamo trovato non so che roba a forma di animale e gli abbiamo mandato un video per introdurgli il nuovo Faccia di Rana.
Mio nipote non sapeva di cosa parlassimo.

Per noi è un ricordo dolcissimo che ci torna spesso in mente facendoci sorridere, per lui una memoria persa per sempre.

A volte penso alla prospettiva delle persone che perdono la mano dei propri bambini, mentre crescono, per brevi periodi o per sempre e non dubito che in alcuni momenti non l’abbiano provata a stringere forte ma i figli questo non possono sempre ricordarlo e neppure si potrà per sempre andare avanti grazie alle cose fatte sempre e solo nel passato. Per un genitore, però, certi momenti rimarranno forse per sempre. Crescere un bambino è una sfida ai limiti della sopravvivenza, dicono, ma per certi versi è più facile avere a che fare con la mente di un bambino che stravede per te, non importa cosa, rispetto a quella di un adolescente o di un adulto che qualcosa ha imparato a vederlo, a torto o ragione.

Per chi rimane con i ricordi e deve affrontare freddezza non posso che provare dispiacere, in molti casi e mi si stringe sinceramente il cuore.

Lo stesso, il giorno della festa della mamma io mi strapperei gli occhi leggendo certe frasi piene di quelle che, per me, sono frasi fatte e sciocchezze inenarrabili, quando devo leggere le lodi di tutte le mamme, che sono tutte meravigliose e fatte tutte in un certo modo. Lo stesso vale per la festa del papà, ma si sa, che come ruolo quello viene visto con meno devozione, un padre può essere cattivo, inadatto, incapace in un modo che dovrebbe far ridere (?), una mamma cattiva è un taboo, ne si nega l’esistenza a meno che non accada qualcosa di clamoroso o non si stia parlando, tra mamme, di una terza persona assente ed in quel caso parliamo di un fatto parecchio relativo.

Ma esistono anche loro, le mamme inadeguate, quelle cattive con le sfumature e quelle cattive veramente.

La maternità viene costantemente schifata, le mamme sono a turno considerate e rappresentate come esagerate e stupide – anche da me che una risata su certe battute me la faccio, mea culpa – ma allo stesso tempo vengono pregate come Sante, dimenticando che ci sono persone che non sono degne di questo ruolo, persone che non erano in grado di crescere dei figli ma solo biologicamente adatte a portarli nel mondo. Malgrado questa considerazione la società ci spinge a dire che se sei madre, sei migliore, sei pura in barba a tutto quello che puoi davvero essere.

Son sicura che persino il genitore peggiore oggi o per la festa del papà, starà condividendo una frasetta su quanto sia importante l’amore di una mamma, che di mamma ce ne è una sola e via dicendo. Che il papà è un eroe e ti proteggerà sempre.

Pur riconoscendo e credendo fermamente che non tutti dovrebbero procreare, in certi periodi della vita o per sempre, oggi voglio concentrarmi sulle sfumature e provare a pensare ai ricordi che devono avere i genitori, maschi e femmine che siano, quando non rimangono loro che quelli, per errori, scelte sbagliate, malintesi o sfortune capitate, da entrambe le parti.

Perché è vero che non basta ciò che è stato fatto quando si era piccoli ma è anche vero che senza importanti parti di memoria è più facile essere definitivi, dire “sempre” e dire “mai”.

Una sola cosa la so, se avrò dei figli vorrò ricordarmi che nulla è garantito e che vale la pena di non perdere di vista quella mano, durante il cammino, per non finire a vivere di ciò che poteva essere e ricordi. Per i miei nipoti voglio continuare ad esserci anche quando sarà difficile, quando non sarà più possibile vederli sorridere per un giocattolo ricevuto o un pomeriggio al cinema. Quando mi manderanno a fanculo o si chiuderanno a riccio, senza rispondermi. Quando avrò sbagliato e calpestato loro i piedi. Spero di potermi ricordare della promessa fatta oggi e mettere da parte tutto per continuare ad esserci per loro.

In quel caso, poterli accompagnare e vederli crescere sarà la mia festa.

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2 Comments

  1. startoveringermany

    In effetti le generalizzazioni di santità di ruolo delle feste fanno un po’ ridere; in alcuni casi frasi scopiazzate e declamazioni di amore infinito pubblicate sui social oppure piante fiorite e doni, anche per se il resto dell’anno ci si disinteressa completamente delle persone che li ricevono. La tua promessa ai nipoti non è affatto scontata; implica un raro riconoscimento di fallibilità ed è una vera dichiarazione d’amore incondizionato. <3

    1. trentazero

      Mi dispiace perche’ non mi son presa il mio tempo per scrivere una cosa in cui credevo molto ed e’ venuta una schifezza senza capo ne’ coda. 🙂 Grazie di aver letto lo stesso! :*

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